Pietro Liuzzi si racconta nell’intervista sul Noci Gazzettino

Nella rubrica NOCImpresa presente nell’ultima uscita del Noci Gazzettino viene presentata l’intervista di Anna Lisa Campanella a Pietro Liuzzi, che racconta la sua storia fatta di ricordi, sacrifici e amore per il proprio mestiere.

1957. Le prime esperienze in bottega per imparare un mestiere.

La storia della Liuzzi Falegnami parte da lontano, con i primi passi del suo fondatore Pietro, per tutti Pierino. Dare forma al legno, modellarlo con passione, realizzare capolavori capaci di esprimere il senso più autentico dell’artigianalità, caratterizzano ancora oggi uno dei più importanti laboratori del Mezzogiorno. La qualità realizzativa la si riconosce ben presto osservando ogni produzione, realizzata scrupolosamente a mano: mobili, porte, infissi, arredamenti per abitazioni e uffici sono tutti pezzi unici, in armonia con l’ambiente. Seppur in pensione, Pierino e sempre li in falegnameria, la sua prima casa, a “parlare” con il legno, ad arrabbiarsi quando anche il pezzo migliore si rompe: e gli brillano gli occhi quando ricostruisce con noi una storia di pura eccellenza nel settore del legno.

Ho iniziato a fare il falegname perché dovevo imparare un mestiere: ricordo bene che per l'inaugurazione del restauro della chiesa di San Domenico io ero li, ragazzino, a passare i ferri al mio maestro. Ho iniziato piccolissimo e, finita la quinta elementare, ho iniziato a lavorare con Peppino Guagnano, fino al militare: li mi sono formato e ho capito che avevo una buona predisposizione per il mestiere. Nel 1974 ho aperto la mia falegnameria, prima in società poi continuando da solo, in un piccolo locale in via Lezzi. Erano anni d'oro e abbiamo realizzato molti lavori importanti: e man mano che facevo esperienza cresceva la mia professionalità e la mia passione.

La piccola falegnameria di via Lezzi si è, cosi, trasferita nella zona artigianale di Noci, ancora oggi luogo dove il legno prende forma.

Si, mi sono trasferito qui dal 1989, nel pieno dell’attività quando avevo anche 7-8 operai a lavoro con me. Abbiamo fatto grandi lavori grazie anche alle famiglie importanti locali. Per me Noci-Roma era all’ordine del giorno. Ho sempre ricercato il meglio, proponendo soluzioni particolari e i clienti l’hanno apprezzato, portando nuove commesse con un passaparola positivo. Oggi cerchiamo di mantenere quello che abbiamo costruito negli anni passati. Io sono ancora amministratore della società che ho consegnato nelle mani di mio figlio Francesco. Il mercato e cambiato: al giorno d’oggi, con la liquidità che manca, dobbiamo fare i conti con gli ipermercati che attraggono con prezzi molto bassi. Ma noi abbiamo scelto di continuare a investire sulla qualità. Falegnami non ci si improvvisa: il legno lo devi conoscere, capire qual è la faccia buona, scegliere il pezzo più adatto.

Qual è il legno più richiesto? Da dove vi rifornite?

Prima si privilegiava il ciliegio, ara prevalentemente il frassino, il rovere, l’abete. È tornato di modo il rustico. Negli anni d’oro sceglievo la materia prima direttamente a Roma, da grandi magazzini che propongono una grande scelta. Oggi nei paesi limitrofi, da Alberobello o Ruvo.

Quale è stata la sua principale dote per fare impresa?

Ho sempre studiato, ricercando la novità senza mai fermarmi. La collaborazione con grandi architetti mi ha consentito di esprimere tutta la mia creatività, realizzando pezzi unici, ancora oggi fatti a mano con la precisione, la pazienza e l’esperienza che hanno sempre caratterizzato il mio lavoro.

Alla soglia dei 70 anni, se guarda indietro, cosa prova?

Posso ritenermi soddisfatto, realizzato. So di essere conosciuto e apprezzato per le me produzioni artigianali, per aver dato continuità alla tradizione della falegnameria, per aver tramandato questo mestiere di padre in figlio. Non avrei voluto un mestiere diverse per me, il legno, oltre a mia moglie e la mia famiglia, resta il mio grande amore.